I trequartisti sono croce e delizia, genio e sregolatezza, ma attenzione: “ormai nessuno gioca più col trequartista…”.
Vero e non vero. Da sempre il ruolo più romantico del calcio, sublimato nel recente passato dai campioni degli anni ’90, poi abbandonato per ricomparire nel tiki-taka originale della banda Guardiola, in blaugrana.
E’ il più avanzato dei centrocampisti o il più arretrato tra le punte ed infatti deve possedere le qualità proprie di entrambi i ruoli, fantasia, una tecnica elevata, visione di gioco, un ottimo tiro, e, non di rado, anche tempismo negli inserimenti.
Opera nella porzione di campo che ne delimita il terzo quarto, partendo dalla propria porta e finendo sulla linea difensiva di quella avversaria, funge da seconda punta quando il modulo ne prevede una sola, attaccando il secondo palo alla ricerca di palle che sfuggono al centravanti, oppure il primo per anticipare tutti.
Gestisce ogni pallone al limite dell’area per trovare un appoggio sull’esterno e buttarsi dentro sul cross che ne segue.
Quando non ha la palla, cerca di recuperarla abbassando il proprio raggio d’azione ed aggiungendosi ai centrocampisti più arretrati.
Vicino all’area avversaria crea superiorità numerica e finalizza il gioco, è l’elemento più dotato tecnicamente, capace di “accendere la luce” in qualsiasi momento della partita.
In una parola, è il numero 10.
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